L'INTERVISTA03 mag 2024

Ermal Meta: "Come le mongolfiere, lascio a terra qualcosa per potere andare su"

"A mia figlia spero di insegnare tante cose, tra cui nuotare e a non avere paura"

Ermal Meta è stato felice di tornare ospite del palco dell’isybank Music Place, un posto di cui ha detto “È proprio casa mia!”. Qui, ha aperto l'intervista con una versione acustica di “Mediterraneo”, singolo estratto dal nuovo album “Buona Fortuna”; di questo e di molto altro, ha parlato ai microfoni di Mauro Marino e Manola Moslehi.

Abbiamo saputo di tua figlia Fortuna: dovrebbe arrivare a metà giugno, come ti senti?
Non sto già dormendo per allenarmi! Sono molto felice. Sto sempre sveglio, con ‘sti occhi a palla...

Anche l’album nuovo si intitola “Buona Fortuna”: è nato prima il nome dell’album o quello per tua figlia?
È nato prima l’uovo o la gallina? È stata Fortuna che ha dato il nome all’album, non avevo nessuna idea su che titolo dare. Avevo già iniziato a lavorarci prima, ma ero alla ricerca di un’identità, di un suono, perché ogni album ha un’identità, ogni album è la fotografia di un momento della vita. Ero alla ricerca di un suono, ma anche di un'emotività e poi a un certo punto nel buio si è accesa luce che ha detto "è di lì che devi andare".

Hai detto che il nuovo album è il migliore che hai fatto finora: perché?
Perché è in perfetto balance tra quello che è passato e quello che è futuro. In questo album ho imparato a fare una cosa che corrisponde a questo periodo della mia vita: a fare come le mongolfiere, a lasciare a terra qualcosa per potere andare su. Cerchiamo di portarci tutto appresso perché temiamo di perdere i ricordi, le emozioni... In realtà tutte le cose che ci attraversano lasciano un segno. Pensi che perderai tutto se lo lasci andare, in realtà un tatuaggio, una cicatrice, una carezza ce li hai, rimangono. Bisogna lasciare le cose importanti per andare su verso il futuro.

Raccontaci la copertina dell’album: vediamo una balena con attaccati 12 fili
I 12 fili sono le 12 canzoni e uno è rosso perché è collegato direttamente a Fortuna, nome che è scritto in rosso sul retro. È lì che si trova il cuore della balena.

Cos’è per te il Mediterraneo?
Il Mediterraneo è stato il centro del mondo e della cultura per tantissimi secoli. È un luogo, difficilmente praticabile, in cui si scontrano anime, più di quante pensiamo. Se visto di qua o superficialmente è un luogo di vacanza, se visto dall’altra parte è una fuga verso la speranza e la speranza spesso viene tradita. Non sempre, ma spesso. Io sono stato da entrambe le parti, con la valigia, e ogni volta che guardo il mare rappresenta tanto per me. Per me è l’immagine del futuro. Il mare non ti mente mai. Poi in realtà in mare è il vento che comanda e quando soffia, soffia per tutti.

Come sei arrivato alla scelta finale delle 12 canzoni da inserire in “Buona Fortuna”?
Per gli altri 4 album ho scritto molti più pezzi, mi ricordo che per “Non abbiamo armi” ne avevo 27-28 in più, che stanno tutti lì. Io ho sempre avuto un’inclinazione verso le ballad, di cui sarà uscito solo il 15-20%. Non potevo fare un album solo di ballad, ci sto pensando, ma andrebbe fatto con un’idea. Nel caso di “Buona Fortuna” non ho scritto tanto di più, forse 4-5 canzoni in più: quando ero a metà di queste canzoni dicevo “non c’entra…”, non perché fossero meno belle, ma perché non si sposavano con le altre. Non ho fatto fatica a lasciarle fuori, sono bellissimi pezzi, ma questi altri che ho scelto mi hanno detto “il posto è preso”.

Tra poco partirà il tuo tour instore!
Sì tra poco alla Feltrinelli in Piazza Piemonte, a Milano, poi ci saranno Verona, Roma e Bari. Mentre domani e dopodomani sarò a Verona con “Una Nessuna Centomila”, insieme a Fiorella Mannoia. E poi ci sarà un’estate ricca di concerti.

L’album arriva dopo uno stallo creativo...
Musicalmente sì, mi sono lasciato ingolosire troppo dalla scrittura di romanzi! È stato un periodo un po’ così di transizione, anche personale. Mi sono sentito un po’ distante da me stesso, non riuscivo a decifrarmi. Noi in realtà cambiamo costantemente: avendo fatto 3 album e tour tutti attaccati tra loro, non ho avuto il tempo di respirare e questi cambiamenti costanti non ho avuto modo di codificarli. Quando poi ho preso una pausa mi è arrivato un treno in faccia e mi sono dovuto rimettere in bolla. Poi il Covid ha fatto il suo ed è lì che ho pensato “non riesco a scrivere canzoni perché non mi viene facile in questo momento”; non ho mai forzato me stesso nella scrittura perché non funziona, ottieni l’effetto opposto, non arrivi fino in fondo. Così ho deciso di intraprendere un romanzo, anche complesso, e questa cosa mi ha trascinato dietro di sé ed è andato molto bene. È uscito in 6 o 7 paesi e tra un po’ uscirà anche in Cina: siccome in quel romanzo si parla anche di un regime, probabilmente la versione cinese finirà con “e vissero felici e contenti tra le braccia del partito”!

Una domanda personale: cosa insegnerai a Fortuna?
Spero di insegnarle tante cose, tra cui nuotare. La voglio portare subito al mare e insegnarle a nuotare. A parte questo vorrei insegnarle a non avere paura e a non tirarsi indietro a causa della paura. Tirarsi indietro e basta non va bene. Così come è stato trasmesso a me di non avere paura di fronte a cose difficili, voglio insegnarlo a lei, perché da questo dipendono tante altre cose.